Salento d’inverno: alla scoperta di siti archeologici e città d’arte
Il Salento ha tanto da offrire anche in pieno inverno. Tra siti archeologici città d’arte e buona tavola c’è veramente l’imbarazzo della scelta. E se i mesi più freddi sono gennaio e febbraio tra novembre e dicembre i raggi del sole fanno sentire il loro tepore su spiagge, città e campagne rendendo quanto mai gradevoli le escursioni all’aria aperta.
Questo è poi il periodo giusto per esplorare e farsi un’idea prima di prenotare la propria vacanza ideale per la prossima primavera estate.
A scoprire questo volto inedito del Salento sono stati alcuni giornalisti e tour operator italiani e internazionali ospiti del 74mo Educational per giornalisti firmato dalla rivista Spiagge, diretta dalla giornalista professionista Carmen Mancarella (www.mediterraneantourism.it) che punta alla promozione dei territori attraverso l’esperienza diretta.
Partner i Comuni di Cavallino, Lequile, e Melendugno con il meglio della ricettività turistico alberghiera come il B&B La Fitolacca, a due passi dal centro storico di Lecce (www.lafitolaccabnb.com), Masseria Berzario con sette camere e piscina, circondata da campi di fragole e uliveti coltivati in biologico e con un originale Giardino delle sculture, ricavate dagli ulivi secolari colpiti da xylella (www.masseriaberzario.it), Tenuta & Spa Masseria Chicco Rizzo, antica masseria sulla strada Traiana Calabra aperta all’ospitalità con 18 camere e Spa, appena inaugurata (www.masseriachiccorizzo.it), Tenuta Calitre Agriturismo sulla Melendugno - Torre dell’Orso, completamente immersa in un prato inglese, orto e ulivi con otto camere, piscina e un piccolo recinto con animali domestici per la gioia dei bambini www.tenutacalitre.com,, Osteria Pizzeria La Remesa dove gustare i sapori unici di una volta in un’atmosfera raffinata e accogliente, Macchia del Barone Cooperativa Rinascita Agricola per acquistare olio extravergine di oliva e souvenir golosi (www.macchiadelbarone.it), Apicoltura Cristian Carrozzo dove trovare il miele de.co. (di origine comunale protetta) di Melendugno e La casa del Latte per degustare le burrate, le mozzarelle, i latticini e i formaggi con il latte prodotto a chilometro zero con le mucche della stessa azienda. Novità è l’Agrigelato.
PRIMO GIORNO: LEQUILE E CAVALLINO
ANTICHI CONVENTI E SITI ARCHEOLOGI A DUE PASSI DA LECCE
Lequile è uno scrigno di tesori. Il nostro viaggio parte da due centenarie fitolacche, in piazza Europa nel rione Paladini, entrate a far parte del Registro degli Alberi monumentali da tutelare della Regione Puglia. Qui si incontrano le comunità di Lequile e della confinante San Pietro in Lama, che hanno festeggiato insieme l’apertura dei nuovi uffici comunali della Città di Lequile.
A metà mattinata, si fa sentire un certo languorino. L’appuntamento goloso è al Forno Amato, una delle rare realtà del Salento ad avere ben tre forni di pietra, dove vengono cotte prelibatezze tipiche salentine: friselle, taralli mille gusti, pizzi, il pane farcito con cipolle, olive e pomodori, focacce… I fratelli Carmine Stefano e Antonio Amato portano avanti la realtà imprenditoriale creata dai genitori con passione e competenza tanto che i loro prodotti si possono trovare in ben 780 punti vendita del Salento e anche oltre.
Alle spalle del forno si trova il Menhir di epoca romana: è la stele con cui veniva indicato il confine tra le centurie romane, di proprietà dei centurioni tra cui il mitico Leculo da cui, secondo alcuni studiosi deriverebbe il nome di Lequile. Ma, afferma l’esperto studioso della storia della cittadina, il professore Antonio Margiotta: “Il nome deriva invece da Lacquaru, che significa acquitrino perché Lequile, come gran parte del Salento, era una zona paludosa”.
Che sia valida la prima o la seconda ipotesi è comunque il simbolo dell’aquila a caratterizzare la città. Scolpita in pietra leccese infatti l’aquila è il motivo ricorrente che incontriamo sul frontespizio della chiesa madre, sui portoni dei palazzi e anche nella Chiesa di San Vito tutta ricoperta in foglia-oro.
La città è uno scrigno di tesori, a cominciare dalla Chiesa di San Nicola con la sua scintillante cupola maiolicata che introduce nel centro storico. E veniamo subito attratti da palazzo Battista con il suo balcone finemente decorato, scolpito nella pietra leccese, con maschere apotropaiche e satiri irriverenti. Accanto sorge la chiesa madre con in suoi altari in stile tardo barocco e la meravigliosa statua lignea di San Vito il patrono della città la cui statua si trova anche sulla colonna principale della cittadina in piazza.
Lequile lo festeggia in grande stile a fine giugno tra solenni processioni, bande, luminarie e fuochi d’artificio. Ad accompagnarci alla scoperta della Città è lo stesso sindaco, Vincenzo Carlà. “A soli cinque minuti da Lecce e a venti minuti dai due mari del Salento, lo Jonio e l’Adriatico, Lequile sarà la base ideale per andare alla scoperta di tutto il Salento”, afferma il primo cittadino.
Diamante incastonato tra i tesori della cittadina è il Convento dei frati francescani, che, costruito in soli sei anni, tra il 1613 e il 1619, sarebbe divenuto il modello per tutti gli altri conventi che l’Ordine avrebbe costruito in seguito nella sua Provincia. Mirabile è il refettorio, interamente affrescato con scene della vita di San Francesco, tra cui l’episodio del suo ritorno da Gerusalemme dove aveva fermato l’ennesima Crociata. Sulle pareti laterali “danzano” i paffuti bambini nell’atto di giocare con animali domestici o suonare. Campeggia l’ultima cena con il diavolo travestito da gatto nero ai piedi di Giuda e il cane, simbolo di fedeltà. Magnifico è anche il Coro di notte, in legno intarsiato, che i frati utilizzavano per pregare di notte senza essere costretti a scendere al piano terra, come anche è unica la biblioteca che custodisce oltre duemila volumi tra cui cinquecentine, seicentine e settecentine. Il convento è stato candidato a divenire Luogo del Cuore FAI.
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https://youtu.be/aMFK5gCTVbw
LA DESCRIZIONE DEL CONVENTO
https://www.youtube.com/watch?v=G4GWRFapDWk
Tanta ricchezza ed eleganza vi è anche nella foggia dei palazzi, che si affacciano lungo la via principale, nasce dalla ricca produzione di olio lampante che avveniva nei frantoi ipogei e con cui venivano illuminate le case, le piazze e le vie di Londra, Parigi e Mosca sino all’avvento del petrolio prima e dell’elettricità poi. Spiega il professore Margiotta: “L’olio lampante del Salento era particolarmente richiesto, tanto che da Gallipoli partivano ben 70 navi al giorno. A scandire il lavoro dei frantoiani che spesso erano pescatori, era il nachiro, il nocchiero, il quale era responsabile di tutto quello che succedeva all’interno del frantoio… Non dormiva mai e, quando lo faceva… si diceva che lo facesse chiudendo un occhio solo… I frantoiani non uscivano mai dal frantoio, neppure a Natale o a Capodanno… Le olive venivano macinate con la macina di pietra trainata da un asino. La pasta che ne usciva veniva cosparsa sui fisculi… dischi di giunco, che, impilati, venivano spremuti con la pressa da cui usciva l’olio”.
LEQUILE IL FRANTOIO IPOGEO
https://www.youtube.com/watch?v=87pt2O_jUt4&t=217s
CAVALLINO, LA FORZA DELL’AMORE
A pochi passi da Lecce si trova anche Cavallino, una delle prime città della Puglia ad aver ottenuto il riconoscimento dalla Regione di Città d’arte e cultura per la bellezza dei suoi monumenti, ma anche per la cura dei restauri e della loro valorizzazione. Il Museo diffuso inaugurato nel 2003 custodisce le vestigia dell’antica e potente città messapica con le sue alte mura di ingresso e la porta Nord, le tracce della cisterna e della grande via di collegamento che la attraversava. Visibili anche le tracce della civiltà contadina con resti di aratro e suoi furnieddhi, i tipici trulli salentini senza cono con i muretti a secco. Dal Museo si arriva alla piazza principale dove si affaccia il palazzo ducale il cui atrio è dominato da Kiliano di Limburg il condottiero tedesco cui si deve la nascita della dinastia dei Castromediano. In piazza vi sono due statue: la prima dedicata all’apprezzato poeta Giuseppe De Dominicis detto Capitano Black che, vissuto alla fine dell’800, denunciava con i suoi versi, le ingiustizie sociali e l’altra dedicata al Duca bianco, Sigismondo Castromediano, patriota mazziniano che trascorse più di due anni nelle galere borboniche per la sua lotta per l’Unità d’Italia.
Ma la storia di Cavallino è strettamente legata alla forza dell’amore: quella tra Francesco Castromediano e Beatrice Acquaviva d’Aragona, due giovani sposi vissuti nel ‘600 che trasformarono il piccolo borgo in un’elegante cittadina, ampliando il palazzo ducale con il salone delle feste, la Galleria celeste, interamente affrescata, la prima opera pubblica del paese, il pozzo di San Domenico e il Convento dei Domenicani con la chiesa annessa, dove alle spalle dell’altare maggiore si possono ammirare le statue dei due sposi, nell’atto di donarsi reciprocamente il cuore…
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Per chiudere in bellezza la sosta golosa è nell’osteria pizzeria La Remesa, a pochi passi dal centro storico, dove si possono degustare le ricette tipiche della cucina salentina nella loro versione originale. Qui è possibile ammirare anche un piccolo museo sulla civiltà contadina.
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SECONDO GIORNO
MELENDUGNO NELL’IMPERO BIZANTINO
IL FRANTOIO IPOGEO DI PIAZZA SAN FRANCESCO, L’ABBAZIA DI SAN NICETA E L’ARTE UNIVERSALE DI TARSHITO
Secondo alcuni storici sono stati proprio i monaci bizantini, arrivati dall’Oriente nel Salento a dare impulso alla produzione di olio nei frantoi ipogei. Uno dei più grandi esemplari del Salento si trova a Melendugno ed è il frantoio San Francesco in piazza San Francesco. I proprietari Mimina Dima e Candido Conte saranno felici di aprirlo per visite guidate. Magnificamente restaurato, qui si può ammirare l’avvento della meccanica, quando gli animali vennero sostituiti da una pompa idraulica con cui azionare le grandi macine di pietra. Particolari sono poi i ritratti dei vari nachiri, i capi-frantoiani, che sono stati incisi nella stanza dove i lavoratori mangiavano e dormivano e le grandi vasche di pietra leccese dove veniva conservato l’olio prima di essere consegnato ai proprietari.
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https://www.youtube.com/watch?v=7qqzzYxtwm0&t=11s
Nel suggestivo contesto del frantoio si diffondono i versi di Angelo Pellegrino accompagnato alla chitarra dal maestro Rocco Mastrolia con il progetto “Terra mia”, una rievocazione di voci e detti della civiltà contadina che racchiudono saggezza, antichi saperi e il profondo legame con la terra e che Angelo Pellegrino ha dedicato al nonno Donato.
FRANTOI APERTI E L’ARTE DI TARSHITO
Il frantoio ha ospitato grandi eventi come Frantoi Aperti, curato da Annalisa Montinaro nell’ambito della ricca rassegna estiva del BluFestival. Protagonista assoluto è stato l’artista Nicola Strippoli, in arte Tarshito, con la mostra “Oro come luce divina”.
Il suo nome gli è stato dato, tanti anni fa, dal saggio indiano Osho, quando l’artista fece un viaggio in India: significa colui che cerca il divino. Nella sua antica casa a Torre, nel cuore del centro storico di Borgagne, mirabilmente restaurata l’artista custodisce una tela di stoffa dipinta da genti di tutto il mondo, simbolo dell’arte come linguaggio universale e volano dell’unità tra i popoli.
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TARSHITO, L’ARTE, LINGUAGGIO UNIVERSALE, UNISCE IL MONDO
https://www.youtube.com/watch?v=vPGj9x6Svdk
L’ANTICA ABBAZIA DI SAN NICETA
L’Abbazia di San Niceta sta lentamente svelando i suoi misteri grazie a ben due campagne di scavo condotte dall’ Università del Salento guidate dal professore Marco Leo Imperiale e finanziate dal Centro Universitario Interprovinciale del Salento (CUIS) e dal Comune di Melendugno, Assessorato alla Cultura, retto dalla compianta Sonia Petrachi.
Sono emerse le tombe dei frati da cui si può scoprire la loro vita quotidiana, silos che arrivavano a custodire fino a 200 quintali di grano e monete antiche, che hanno retrodatato la nascita del borgo di Melendugno di almeno tre secoli.
L’Abbazia, definita dagli studiosi, italo-greca, estendeva i suoi possedimenti sino al mare e ne aveva anche nel Sud Salento. Era così potente che pagava tasse ben tre volte superiori all’Abbazia di Santa Maria di Cerrate nella vicina Casalabate.
Si affacciava su un’importante via di passaggio tant’è che, a pochi passi, sono stati scoperti anche i resti di una villa romana! Dell’Abbazia, che venne abitata sino al 1700, rimane solo la chiesa, fortificata con una costruzione a torre e con all’interno affreschi di mirabile fattura che vengono collegati alla stessa scuola pittorica che ha dato vita dagli affreschi della Basilica di Santa Caterina di Alessandria a Galatina.
“Siamo soddisfatti dei risultati raggiunti dalle campagne di scavo”, sottolinea il sindaco di Melendugno, Maurizio Cisternino. “Continueremo a sostenerle perché il nostro obiettivo è di ampliare l’offerta turistica, puntando su beni archeologici e culturali. Siamo grati alla nostra assessora Sonia Petrachi, che purtroppo ci ha lasciati prematuramente, per aver intuito e scommesso sulla necessità di finanziare ricerche sull’Abbazia di San Niceta, ricerche che ci hanno restituito importanti pagine della nostra storia”.
CONFERENZA STAMPA SULL’ABBAZIA
https://www.youtube.com/watch?v=sAPdBDveAKg
ROCA POTENTE CITTA’ SUL MEDITERRANEO DOVE SI IMPORTAVA ORO DALL’EGITTO
Conosciuta ai più come la culla della Grotta della Poesia, definita dal National Geographic tra le piscine naturali più belle al mondo, Roca era una potente città protesa sul Mediterraneo fiorente sin dalla Preistoria. Dice il direttore scientifico degli scavi, il professore Teodoro Scarano di UniSalento, allievo di Cosimo Pagliara: “Qui è stata combattuta una delle battaglie più importanti della Preistoria, nel XIV secolo a. Cr., paragonabile a quella di Qadesh tra Egizi e Ittiti. Lo certificano tanti reperti tra cui i resti di un giovane guerriero che abbiamo trovato riverso sulle alte mura con vicino un pugnale decorato con avorio di ippopotamo, di fattura tipicamente egea, ma anche gli scheletri di sei individui che si rifugiarono in un ripostiglio, ricavato nelle mura, per sfuggire all’assedio, ma rimasero soffocati a causa del fuoco che appiccarono i nemici. Vicino alla capanna tempio, vasta ben 25metri quadrati e issata su palafitte, avvenne un ritrovamento eccezionale: quattro dischi d’oro realizzati con oro proveniente dall’Egitto, fattore che spinge noi studiosi a dire che Roca importava oro dall’Egitto e che lo commercializzava in tutto il mondo antico”. Una mostra alla battaglia di Roca è stata dedicata dal prestigioso Museo statale di Storia e protostoria di Halle (Staatliche Museum für Vor- und Frühgeschichte), mentre studiosi e appassionati di tutto il mondo scelgono Roca per compiere i loro master.
Nel sito archeologico, affacciato sul mare, i visitatori possono ammirare le alte mura, profonde ben 25 metri, la ricostruzione della capanna tempio, ma anche le tracce delle case medioevali, distrutte nel XVI secolo perché il borgo non cadesse nelle mani dei pirati.
Poco più a Sud si trova la bellissima Grotta della Poesia grande, collegata alla Grotta della Poesia Piccola. Il suo nome viene dalla radice greca AP che significa Acqua. Qui i naviganti della Terra d’Otranto vi facevano sosta per approvvigionarsi di acqua dolce che sgorgava dalle pareti rocciose della grotta. Nella Poesia piccola c’era un antico santuario sulle cui pareti incidevano preghiere rivolte al dio Thaotor greco e messapico, Tutor latino e a Demetra. Promettevano doni come otri di vino o pecore in sacrificio, se fossero stati protetti sulla via del ritorno.
VEDI IL VIDEO CON L’ARCHEOLOGO PROF. TEODORO SCARANO
https://www.youtube.com/watch?v=nHbTeVcBWP8&t=252s
LE CINQUE MARINE DI MELENDUGNO: TORRE SANT’ANDREA, TORRE DELL’ORSO, ROCA, SAN FOCA E TORRE SPECCHIA
Roca è una delle cinque marine di Melendugno, che richiamano ogni anno turisti provenienti da tutto il mondo, tanto che, con il suo + 11 per cento, il territorio si è posizionato al terzo posto della classifica regionale per incremento di arrivi e presenze.
Il nostro viaggio parte da Sud, da Torre Sant’Andrea, con i suoi magnifici faraglioni a forma di arco, stivale d’Italia, la Sfinge…La marina richiama viaggiatori da tutto il mondo, tanto da essere stata definita la Torre di Babele del Salento perché vi si sentono parlare tutte le lingue del mondo. Salendo verso Nord incontriamo Torre dell’Orso con la sua magnifica baia, che preceduta dalla pineta, è circondata dalle falesie ed è visitata per i suoi famosi faraglioni delle Due Sorelle a forma di volto di donna. Roca oltre che ad essere un importante sito archeologico è anche un’ apprezzata marina con il suo sistema di piscine naturali che vanno sino alle Conche di Pascariello per finire poi a San Foca con le sue magnifiche spiagge: li Marangi, la caletta della zia Brizia, le Fontanelle e San Basilio. Ed eccoci sino a Torre Specchia Ruggeri, dominata dalla torre di guardia. La sua caratteristica sono le calette che si aprono ininterrottamente tra gli scogli.
All’Infopoint di San Foca, potenziato dal Comune di Melendugno e dalla Regione Puglia grazie ai fondi POC PUGLIA 2021-2027 - Area tematica 3 “Competitività imprese” - Linea di intervento 3.2 “Turismo e ospitalità” - Riposizionamento competitivo e promozione delle destinazioni turistiche, è possibile ottenere informazioni turistiche anche in pieno inverno.
PORTO TURISTICO DI SAN FOCA, ECCELLENZA DELLE MARINE DI MELENDUGNO
Eccellenza delle marine di Melendugno è il Porto turistico di San Foca, particolarmente apprezzato dagli amanti della vela per ormeggiare le loro imbarcazioni.
La progettazione risale al 1996. Si costituì una società pubblico privata per accedere a finanziamenti regionali ed europei. La sua inaugurazione è avvenuta il 3 agosto del 2006. “Al centro delle rotte per la vicina Grecia e Albania il porto turistico ha enormi potenzialità”, dice il consigliere di amministrazione, avvocato Antonio Santoro, già presidente del Porto turistico. “Infatti non riusciamo a soddisfare la domanda di posti barca. Speriamo di riuscire a completare il porto turistico con la realizzazione di un braccio di ulteriori 200 metri per ampliarne la portata”. Consapevole dell’importanza del turismo da diporto, che ha visto arrivare a San Foca anche yacht di proprietà di ricchi imprenditori, il Comune di Melendugno intende rilevare in toto la società per poter accedere più agevolmente a finanziamenti pubblici.
LA COOPERATIVA RINASCITA AGRICOLA, L’OLIO EVO E I PRODOTTI TIPICI DEL SALENTO MACCHIA DEL BARONE
Arriva mezzogiorno. E’ il momento di una tappa golosa e gustosa. L’indirizzo giusto è la Coperativa Rinascita Agricola Macchia del Barone, che con il suo presidente storico Italo Potì, deceduto nel 2023, ha fatto la storia della cooperazione in Puglia. Qui grazie alla tenacia dei 2.500 soci oggi guidati dalla presidente Maria Domenica Piliego con il direttore, Vincenzo Pascali, sono stati reimpiantati ben 300mila ulivi resistenti alla xylella di varietà leccina, lecciana e favolosa. Il frantoio lavora con macchinari di ultima generazione ben 2 tonnellate di olive al giorno da cui nasce il tanto apprezzato olio extravergine di oliva, Nel punto vendita di possono acquistare i prodotti tipici del Salento, che la cooperativa produce e commercializza con il marchio Macchia del Barone come tarallini, friselline, orecchiette, sott’oli, patè di verdure… e tante altre prelibatezze. Spicca il miele de.co (di orgine comunale) divenuto prodotto identitario di Melendugno.
Vedi il video
https://www.youtube.com/watch?v=d6TR5tLxOHI
COSI’ NASCE L’OLIO NELLA COOPERATIVA RINASCITA AGRICOLA A MELENDUGNO
https://www.youtube.com/watch?v=nOzrl00pdWg
MELENDUGNO CITTA’ DEL MIELE
Simbolo di Melendugno è il Miele. Il nome deriva dal latino Miele duco che significa “porto il miele”. Nello stemma c’è addirittura un alveare e un albero di pino. Lo stemma… diventa vivente quando andiamo a visitare l’apiario di Cristian Carrozzo, che alleva le sue api con amore e passione in una villa privata vicina al mare. “Nel territorio di Melendugno, tra il mare e le campagne, c’è una tale biodiversità da rendere il miele particolarmente pregiato. In inverno prevalgono i profumi e i sapori del fieno greco e tiglio. In estate abbiamo l’eucalipto e il rosmarino”. Il miele viene proposto a colazione nelle oltre 600 strutture ricettive che costellano le marine di Melendugno e il suo territorio e anche gli abitanti locali sono ritornati a farne un grande consumo.
LECCE CAPITALE DEL BAROCCO
E IL MUSEO FAGGIANO
Il nostro viaggio si conclude a Lecce, la Capitale del Barocco. Risplende la facciata di Santa Croce, simbolo del barocco salentino. Affascina piazza Duomo con il suo campanile, il Duomo, la sede vescovile e il suo seminario, oggi divenuto sede del Museo di Arte diocesana. Nel cuore di piazza Sant’Oronzo si è incastonato l’anfiteatro romano, riaperto al pubblico. Una recente campagna di scavi sta portando alla luce, tra le altre cose, i resti di una fortezza bizantina costruita con i lastroni dell’anfiteatro.
In una città così ricca di storia non poteva non accadere un fatto simile: Un uomo compra una casa e trova un museo… Così il prestigioso New York Times ha sintetizzato la storia di Luciano Faggiano, che, nel 1984 acquistò una casa nel centro storico di Lecce per farne un ristorante. Ma non appena iniziò a scavare per sistemare la rete fognante, vennero alla luce tombe messapiche, unguentari romani e ceramiche medioevali. Duemila anni di storia sono concentrati nella sua casa che Luciano Faggiano e i figli, Davide Andea e Marco hanno deciso di trasformare in un Museo aperto al pubblico. Il Museo richiama visitatori provenienti da tutto il mondo, esperti, studiosi e semplici curiosi. Il direttore dei Beni culturali di tutto il distretto di Washington Davide Maloney lo ha definito “la cosa più interessante che c’è da vedere a Lecce, un libro aperto sulla storia”.
VEDI IL VIDEO
https://www.youtube.com/watch?v=hgAYiN_Ynhg
E così il Salento si conferma come un libro aperto sulla Storia capace di attrarre visitatori tutto l’anno!
InfoPoint Comune di Melendugno
Via Lungomare Matteotti – San Foca
Pagina FB Infopoint Comune di Melendugno
Dove dormire
B&B La Fitolacca
Via Paisiello 12
73 100 Lecce
Tel. 389 124 21 12
www.lafitolaccabnb.com
Masseria Berzario
Strada Provinciale 297 Melendugno – Torre dell’Orso
73 026 Torre dell’Orso (LE)
Tel. 389 90 29 409
www.masseriaberzario.it
Tenuta Masseria & SPA Chicco Rizzo
Strada Ambrosina Chicco Rizzo
73 010 Sternatia (LE)
Tel. 328 857 59 89
www.masseriachiccorizzo.it
Tenuta Calitre Agriturismo
Km 3,5
73 026 Torre dell’Orso (LE)
Tel. 377 185 83 48
www.tenutacalitre.com
Dove mangiare
Osteria Pizzeria La Remesa
Via Trieste 17
73 020 Cavallino (LE)
Tel. 0832 61 1994
Dove acquistare prodotti tipici
Forno Amato
Via San Nicola Donadeo
73 010 Lequile (LE)
Tel. 0832 633578
Macchia del Barone Cooperativa Rinascita Agricola
Via Luigi Einaudi 3
73 026 Melendugno (LE)
Tel. 0832 83 48 30
www.macchiadelbarone.it
Apicoltura Cristian Carrozzo
Melendugno
Tel. 349. 719 33 86
La Casa del Latte
Latticini – formaggi – Agrigelato con latte 100% salentino
Piazza Borgo Sant’Antonio 10
73 026 Melendugno (LE)
Tel. 0836. 21 17 65 cell. 327 75 62 875






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